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Cooperativa Sociale Insieme e il mercato del riuso
Sabato 26 Aprile 2014

La Cooperativa Sociale Insieme nasce a Vicenza, nel 1979, grazie ad un gruppo di cittadini particolarmente attenti all’ambito lavorativo, alla realtà dell’emarginazione e al disagio giovanile.

Fin dalla fase embrionale, in cui i soci lavoratori si contavano sulle dita di una mano e le persone deputate all’accoglienza erano solamente tre, la cooperativa si è occupata principalmente di riutilizzo e riuso. Molta è l’acqua passata sotto i ponti da quel momento ad oggi, tant’è che ora si iniziano a contare tre negozi a Vicenza e uno ad Arzignano con più di 30 persone addette esclusivamente all’accoglienza le quali collaborano stretto contatto con altrettanti soci lavoratori. Tutto ciò non può non essere un segno del fatto che in trent’anni qualcosa deve aver funzionato abbastanza bene.

 In cooperativa gli oggetti recuperati, vengono seguiti lungo tutto il loro percorso, dal loro arrivo alla vendita. I materiali vengono portati dai cittadini e dalle ditte del territorio vicentino; questi beni poi vengono suddivisi, catalogati e successivamente selezionati principalmente in tre grandi categorie: quelli in perfetto stato vengono registrati, prezzati e messi in vendita, quelli con necessità di riparazione vengono inviati al laboratorio mentre quelli in cattivo stato vengono smaltiti come rifiuti. La cooperativa gestisce sette eco-centri per lo smaltimento di cui due sono in città: la “Ricicleria Ovest” e la “Ricicleria Sud”, in queste piattaforme è possibile portare i propri rifiuti in modo tale che il personale della cooperativa, assolutamente formato per assolvere al compito, possa valutare i beni ed eventualmente decidere di reinserirli nel mercato.

Un po’ di dati : circa 80 persone al giorno passano in Ricicleria, l’ 80% di queste sono privati cittadini mentre i restanti sono rappresentanti di ditte locali. Un singolo cittadino porta circa 129 chili di materiale in un anno: i rifiuti raccolti nel 2008 (presso la Ricicleria Ovest) sono stati 3854 tonnellate ed il 92% di questi sono stati destinati al recupero. (fonte: http://www.insiemesociale.it/ )

I punti vendita della Ricicleria sono frequentati da moltissime tipologie di persone, passeggiando tra la merce recuperata e rimessa in vendita è possibile intravvedere una moltitudine infinita di categorie sociali: il bambino che trova il modellino del soldatino tanto desiderato, lo studente squattrinato che recupera un paio di maglioni per l’inverno, la mamma con quattro figli che cerca una carrozzina per il quinto, la coppia di sposini alla ricerca di un divano vintage ed il fissato di oggettistica stramba, pronto a comprare la action-figure dei Darth Vader con lo stemma di Hello Kitty.

 Inoltre è in uso una buonissima abitudine nel bar della cooperativa: il caffè sospeso. Si tratta di un’usanza tipicamente napoletana, ovvero si condivide il proprio caffè con qualcun altro, semplicemente pagandone uno in più. Il cliente quindi può chiedere semplicemente se per caso ci sia un caffè sospeso, già pagato, pronto da bere.

E’ questo lo spirito che anima un po’ tutto l’operato di questa cooperativa che, per statuto, “non ha finalità speculative e ha per scopo la promozione umana tramite la mutua cooperazione”, la cooperativa infatti non è esclusivamente riciclo e riuso ma nel corso degli anni ha dato vita ad alcune iniziative che è bene ricordare: dal 1983 esiste il gruppo di soccorso giuridico, un supporto per le persone che arrivano dal carcere, dal 1995 è stata istituita l’associazione Rete Famiglie aperte la quale si propone come risorsa e stimolo per vivere nuove forme di accoglienza famigliare, dal 1997 nasce anche la cooperativa sociale Tangram per la gestione dei progetti formativi e comunità di accoglienza per minori e giovani, in fine, dal 1999, la cooperativa Insieme, con l’associazione Rete Famiglie aperte e la cooperativa Tangram si sono associate ulteriormente per il progetto “Sulla Soglia” con l’obiettivo di dare consistenza e visibilità agli obiettivi prefissati da tutte le tre realtà.


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Ciò che fino a oggi ha limitato la vendita dell’usato è stato un problema di percezione.
Quando una persona va al ristorante non si pone la questione se il piatto in cui mangia sia stato utilizzato da qualcun altro.
Eppure se lo chiede quando acquista un abito o un mobile di seconda mano.
Ma è palpabile l’evoluzione verso questo nuovo stile di vita.
Alessandro Giuliani
su Il Salvagente


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