Prima l'arrivo dei CD, poi dei file mp3 ed infine il successo dei servizi di musica in streaming come Spotify. I vinili, in tutto questo, che fine hanno fatto?
In un'epoca in cui siamo completamente liberi dalla necessità di “possedere” la musica per poterla ascoltare, è facile pensare che il disco in vinile sia morto, ma non è così.
I vinili sono più vivi che mai. Non solo come veicolo della musica, ma soprattutto come oggetto di culto in sé, come opera d'arte visiva e sonora, una meraviglia senza tempo con un suono inconfondibile.
Secondo le ultime stime di Deloitte, colosso mondiale dei servizi di consulenza e revisione, la vendita dei dischi in vinile genererà quest'anno – e per la prima volta in questo millennio – più di un miliardo di dollari di ricavi, generati dalla vendita dei dischi (90%), dei giradischi e di altri accessori. Incredibile, vero? L'azienda statunitense afferma anche che il mercato del vinile godrà del suo settimo anno consecutivo di crescita a doppia cifra, sia in termini di numero di dischi venduti che in termini di giro d'affari.
Nel 2015, l'IFPI (International Federation of the Phonographic Industry), ha dichiarato che la musica digitale è diventata la prima fonte di ricavi per la discografia, superando per la prima volta i ricavi derivati dalla vendita dei formati fisici: il 45% contro il 39%. Inoltre, il Global Music Report 2016 di IFPI ha registrato una crescita del 10.2% dei ricavi digiatali, con uno streaming del 45.2%.
Il vinile si inserisce tra questi numeri rappresentando il 7% dei ricavi dell'intera industria musicale globale. Perché, dunque, c'è anche un boom del vinile?
Ad oggi ci sono due target di persone che comprano e ascoltano i dischi in vinile:
1. I consumatori del nuovo millennio, che li acquistano come oggetti da collezionare e sono attratti principalmente dal loro aspetto estetico. Al pari dei libri cartacei, le immagini di copertina e la fattura dell’imballaggio rappresentano caratteristiche fondamentali nell’acquisto di un disco, che probabilmente non verrà neanche ascoltato.
2. Gli appassionati ed i sostenitori della loro qualità audio. Il vinile infatti è un'esperienza sensoriale diversa, capace di innescare un processo emozionale e d'interazione unico. Tutto questo perché un disco in vinile suona molto meglio di quanto un file mp3 potrà mai fare, poiché i file audio vengono compressi parecchio per renderli più leggeri e farli viaggiare in streaming.
Un fatto molto curioso è che il ritorno del vinile, iniziato nel 2008, sia coinciso con il lancio di Spotify, il punto di massima digitalizzazione della fruzione musicale. Perché? Semplice, il disco in vinile ha fatto riscoprire una cosa che il digitale non può dare: un'esperienza più fisica, complessa e coinvolgente. E sono proprio i giovani, gli stessi che fruiscono della musica in streaming, ad essere grandi collezionisti di vinili, quando sono veri appassionati di musica.
Anche Enzo Mazza, presidente di Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana) ha detto in un suo articolo che “lo streaming in Italia è cresciuto nel 2016 del 54 % ed allo stesso tempo il vinile ha aumentato le vendite del 74%, pur rimanendo ovviamente una nicchia con il 4 % del mercato. L’82 % dei giovani tra i 13 e 16 anni ascolta musica in streaming su piattaforme legali ma allo stesso tempo non disdegna il prodotto fisico… Il prodotto fisico torna al centro della relazione fan/artista, perchè come nel live, quello che conta, anche nella musica registrata, è la dinamica esperienziale”. Il boom del vinile dunque, porta con sé nuove opportunità!
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