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Il fenomeno del de-influencing
Giovedì 27 Luglio 2023
Eleonora Truzzi

de-influencingNegli ultimi anni, il mondo dei social media è stato dominato dal fenomeno degli influencer. 

Queste persone, che hanno anche milioni di follower, sono in grado di influenzare le scelte di acquisto delle persone, promuovendo prodotti e servizi.

Tuttavia, negli ultimi tempi, si è iniziato a parlare di un nuovo fenomeno, quello del de-influencing.

Cos’è il de-influencing?
Il de-influencing è un movimento che vede protagonisti degli influencer che, invece di promuovere prodotti e servizi come di consuetudine negli ultimi anni, invitano i loro follower a non acquistarli. Questo movimento nasce da una serie di motivi, tra cui:

  • La crescente consapevolezza dei consumatori sui pericoli del consumismo eccessivo;
  • La voglia di vivere uno stile di vita più sostenibile;
  • La ricerca di autenticità e trasparenza.

Gli influencer che si dedicano al de-influencing spesso condividono contenuti che invitano i loro follower a riflettere sul proprio stile di vita e sulle proprie scelte di consumo. Inoltre, propongono alternative più sostenibili ed economiche ai prodotti e servizi promossi dagli influencer tradizionali.

de-influencing

L’impatto del de-influencing
Il fenomeno del de-influencing è ancora agli inizi, ma sta già riscuotendo un certo successo, soprattutto tra i giovani della Generazione Z. Questo movimento potrebbe avere un impatto significativo sul mondo del marketing, e potrebbe portare a un cambiamento nel modo in cui le persone interagiscono con i social media e con gli acquisti in generale.

Ecco alcuni esempi di de-influencing:

  • Un influencer che condivide un video in cui parla dei danni causati dall'inquinamento da plastica;
  • Un influencer che promuove un brand di abbigliamento sostenibile o il second hand;
  • Un influencer che spiega come risparmiare denaro evitando di acquistare prodotti non necessari.

Il de-influencing è un movimento positivo che può aiutare le persone a vivere uno stile di vita più sostenibile e consapevole. D’altronde, i ragazzi stanno vivendo le conseguenze che una società consumistica ha causato all’ambiente e per questo motivo sono più incentivati a parlare di riciclo e di riuso.


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Ciò che fino a oggi ha limitato la vendita dell’usato è stato un problema di percezione.
Quando una persona va al ristorante non si pone la questione se il piatto in cui mangia sia stato utilizzato da qualcun altro.
Eppure se lo chiede quando acquista un abito o un mobile di seconda mano.
Ma è palpabile l’evoluzione verso questo nuovo stile di vita.
Alessandro Giuliani
su Il Salvagente


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